FacciamociDelleDomande – Cosa comporta l’approvazione del nuovo decreto sicurezza?

Redazione BnD . 16/10/2024 . Tempo di lettura: 2 minuti

Il 18 settembre la camera dei deputati ha approvato un nuovo pacchetto di norme definito decreto sicurezza che ora passa al vaglio del senato. La misura prevede un inasprimento delle pene per coloro che protestano e bloccano il traffico.
Sarà quindi limitato un diritto molto importante, quello della libertà di parola e della possibilità di esprimere la propria opinione attraverso uno dei pochi strumenti rimasti, quello dello sciopero e delle manifestazioni pubbliche.
Inoltre tra le altre cose introduce pene carcerarie fino a vent’anni per chi partecipa a proteste all’interno dei Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR), i centri di detenzione amministrativa, in cui sono trattenuti gli stranieri se non hanno il permesso di soggiorno in regola.
Si tratta quindi di persone che non hanno commesso nessun reato, se non quello di non avere i documenti in un paese in cui, restare regolari o entrare regolarmente è al limite del possibile.
Questi luoghi sono stati spesso al centro di proteste per le condizioni di vita degradanti al loro interno.
Nella norma appena approvata è scritto: “Chi, mediante atti di violenza o minaccia o mediante atti di resistenza anche passiva all’esecuzione degli ordini impartiti, posti in essere da tre o più persone riunite, promuove, organizza o dirige una rivolta è punito con la reclusione da uno a sei anni.
Per il solo fatto di partecipare alla rivolta, la pena è della reclusione da uno a quattro anni. Se il fatto è commesso con l’uso di armi, la pena è della reclusione da due a otto anni. Se nella rivolta taluno rimane ucciso o riporta lesioni personali gravi o gravissime, la pena è della reclusione da dieci a venti anni.
Le pene di cui al quarto periodo si applicano anche se la lesione personale o la morte avvengono immediatamente dopo la rivolta e in conseguenza di essa
“.

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