Aspettando le cipolle a Darou Mboudj

Nuccia Maldera . 23/04/2025 . Tempo di lettura: 4 minuti

Un piccolo raccolto, un grande inizio
In mezzo ai campi appena coltivati, dove molte specie di bellissimi uccelli arrivano al tramonto, dove  il vento dell’Harmattan batte forte, nasce una storia semplice, ma potente. È la storia di Darou Mboudj, villaggio del Senegal dove l’attesa delle cipolle diventa metafora di qualcosa di più grande: la speranza che germoglia quando si semina con cura, insieme.

Pomodori, patate, cetrioli, peperoni, insalata
La prima raccolta, a tutti gli effetti un test, è avvenuta. Una prova generale, potremmo dire. Ma già carica di significato e prospettive. Il progetto agricolo avviato a Darou Mboudj, nell’ambito delle iniziative promosse da Bambini nel Deserto, con il finanziamento della Fondazione Deloitte e l’appoggio iniziale della Rete delle Associazioni della Danza Popolare di Torino,  ha raggiunto il suo primo traguardo. E ogni traguardo, lo sappiamo, è anche un nuovo punto di partenza.

Le fondamenta di un sogno: acqua, energia, organizzazione
Tutto ciò che serve per coltivare la terra, qui, è stato pensato, costruito e fatto funzionare:
L’impianto di irrigazione, alimentato da una pompa ad immersione collegata a un pozzo (forage), ha reso possibile la distribuzione regolare dell’acqua nei campi. Il sistema solare fotovoltaico garantisce l’energia necessaria per alimentare la pompa, in un’ottica di sostenibilità ambientale ed economica.
I semenzai, preparati con cura sul terreno, hanno dato vita a tutte le piantine necessarie:
il primo segno tangibile che la terra ha risposto bene. Il GIE (Gruppo di Interesse Economico), formato da membri della comunità locale, ha avviato il suo percorso di organizzazione e lavoro condiviso. E non solo. Le piante da frutto messe a dimora  nei mesi scorsi – mango, limoni  e cocco – stanno crescendo rigogliose. Un altro segnale che la direzione è quella giusta.

Non solo agricoltura; comunità
Darou Mboudj non è solo un campo da coltivare. È un luogo di relazione, di scambio, di crescita e di cambiamento.  In questi mesi, tra le fila del nostro impianto di irrigazione e i piccoli buchi  scavati nella terra, si sono intrecciate storie, competenze, entusiasmi. La comunità rurale – uomini, donne, bambini, giovani – ha preso parte attiva al progetto. La nostra agronoma ha portato sapere e metodo. Amici e collaboratori locali – dai tassisti che ci accompagnano ogni giorno, fino ai curiosi che si fermano a osservare – hanno arricchito questo percorso. Il risultato? Non solo verdure sul banco del mercato biologico, ma anche nuove connessioni. Fiducia.

Le strutture, da sole, non trasformano un ambiente.
Il fulcro concettuale dell’ambiente sono le relazioni tra esseri viventi che condividono lo stesso spazio e lo stesso tempo, pur avendo specificità e bisogni diversi. Ciascuno ap-porta, ciascuno prende e ciascuno ap-prende in costante ricerca di equilibrio. Noi abbiamo modificato questo piccolo angolo di mondo sperando di averlo fatto  con delicatezza , equilibrio e saggezza, e sicuramente  anche…  con qualche errore.

I primi insegnamenti dal campo
Ogni progetto, proprio perché modifica un ambiente, si  confronta poco per volta e giorno dopo giorno con la realtà. Ecco perché, insieme al raccolto, è arrivato anche un importante bagaglio di riflessioni.
Tra queste:
La necessità di scegliere meglio le coltivazioni in base al mercato locale, per aumentare la sostenibilità economica.
Un miglioramento nella gestione del lavoro agricolo, per evitare sprechi di risorse  o inefficienze.
L’attenzione alla biodiversità agricola e alla rigenerazione del suolo, come base per un’agricoltura sana e duratura.
L’avvio della progettazione di piccole serre, per proteggere i semenzai e garantire continuità produttiva anche durante la stagione delle piogge.

È solo un inizio. Ma che inizio!
Aspettando le cipolle, festeggiamo questo primo raccolto. Non perché sia perfetto, ma perché è vero, concreto, condiviso. Perché è frutto di lavoro collettivo, di sogni radicati nella terra e sguardi rivolti avanti.
E perché, tra le fila del nostro <goccia a goccia>, possa  delinearsi qualcosa che va oltre il cibo; una nuova possibilità per Darou Mboudj. Noi di Bambini nel Deserto continueremo a camminare accanto a questa comunità. A seminare, raccogliere, correggere, migliorare ed accogliere tutti quelli che qui vorranno fermarsi ad ap-rendere e regalare esperienza, sapere e meraviglia . A credere che ogni orto, ogni pomodoro, ogni cipolla che nascerà sarà un piccolo passo verso un mondo più giusto

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