2011, Libia, guerra: un Tuareg emigrato fin da bambino dal Niger in Libia, a causa del conflitto vissuto dal suo popolo , è costretto nuovamente a fuggire e arriva in Italia, prima a Lampedusa e poi a Trento: il suo nome è Mussa.
Nell’estate del 2019, dopo parecchi anni di assenza, ritorna in Niger, nella terra dei padri e dei nonni. Con gli occhi dell’uomo che è diventato e con alle spalle la sua storia, rivede la durissima esistenza di chi è costretto ad affrontare quotidianamente lunghi viaggi per rifornirsi d’acqua e sente la responsabilità di non poter stare a guardare.
Al rientro da quel viaggio, unicamente con le sue risorse economiche e guidato da coraggio e fermezza, Mussa decide così di avviare un progetto: creare condizioni di vita migliore per la comunità di Acarara nel deserto nigerino a 70 km da Agadez e per i nomadi lì di passaggio.
“Aman Iman”, “l’acqua è vita”, dice un proverbio in lingua Tamaschek, la lingua Tuareg. E così doveva essere per Mussa: portare vita scavando un pozzo, piantando alberi, avviando orti e ripari, una lotta decisamente impari contro il deserto, difficilissima e piena di ostacoli, soprattutto in una zona arida quasi tutto l’anno a causa di una costante riduzione delle piogge dovuta ai drastici cambiamenti climatici e di un forte vento che soffia incessante tutti i giorni. Tuareg e Fula di questo deserto affrontano fatiche immense per sopravvivere. Le abitazioni sono zeribe, costruite con rami intrecciati e teli. L’unica attività praticata è una forma di basica di pastorizia. Non esiste nessun servizio sanitario e scolastico. Il luogo dello scavo è stato definito attraverso antiche sapienze secondo le quali la presenza delle formiche è indicativa dell’acqua. Una picconata dietro l’altra, a 32 mt una falda di grande portata e due mani al cielo in segno di ringraziamento. Un lavoro interamente finanziato con le sue risorse. Trovata la fonte, Mussa ha acquistato anche una pompa a benzina che ha permesso di estrarre più agevolmente l’acqua per le persone, abbeverare gli animali e sperimentare le prime forme di colture. Ha sostenuto la costruzione di primi ripari realizzati con mattoni di argilla fabbricati manualmente grazie all’acqua e al sole e sono stati piantati i primi alberi.
Vista l’importanza di questa impresa era necessario dare una svolta strutturale ai lavori. Il pozzo è stato consolidato e approfondito fino a raggiungere ora 40 mt di profondità, sono stati installati una pompa sommersa, l’impianto fotovoltaico per alimentarla, il serbatoio d’acqua, una fontana per la distribuzione e una canalizzazione per portare l’acqua nell’area circostante. Alla realizzazione di questi ultimi interventi hanno contribuito la Fondazione Lunelli, la Regione Trentino Alto Adige, Ipsia del Trentino, Bambini del Deserto, amici e donatori.
REZD Acarara Riqualificazione Ambientale della Zona Desertica
Aman Iman, l’acqua è vita: un pozzo ad Acarara
Si tratta di un progetto di Riqualificazione Ambientale e Sostenibile sviluppato sulla base di esperienze analoghe realizzate in Burkina Faso grazie alla Cooperazione Italiana e in Niger stesso con il progetto nella valle di Tientelloust grazie alla Cooperazione del Trentino Alto Adige.
Il progetto di riqualificazione ambientale nell’area del Pozzo Acarara nella regione desertica di Air – Agadez in Niger, ci vede impegnati dal 2019 grazie a Mussa Yahja, un giovane Tuareg ora residente in Trentino, che in quel momento, mosso da un grande amore per il suo popolo e unicamente con le sue risorse economiche, aveva avviato la realizzazione dello scavo manuale di un pozzo, la sperimentazione di prime coltivazioni agricole e la piantagione di alberi per contrastare il deserto, così da creare condizioni di vita migliore per il suo popolo. Bambini nel deserto lo conosce in quel tempo, ascolta il suo sogno e decide di sostenerne la prosecuzione.
Il progetto, oltre alla realizzazione degli interventi strutturali sopra descritti grazie alla collaborazione della Fondazione Lunelli, Ipsia del Trentino e la Regione Trentino Alto Adige è cresciuto ulteriormente con il finanziamento da parte di Bambini nel Deserto, all’interno del Programma Green Re-Evolution, della piantumazione di ulteriori 500 specie diverse di alberi autoctoni e altri ancora che Mussa continua tuttora a mettere a dimora, ma anche con nuovi orti, una recinzione perimetrale con rete metallica al fine di proteggere le coltivazioni dagli animali di passaggio e un muro per contrastare il vento da nord-est attualmente in fase di riparazione, entrambi autoprodotti e sostenuti economicamente da Mussa con l’aiuto manuale della Comunità. Tante sono le iniziative che vanno ancora sviluppate nel sogno di Mussa: l’agricoltura va aiutata a prendere forma, la recinzione va completata, vanno costruiti altri ripari e il deserto deve essere contrastato da altre piante. Tutto questo rappresenta una risorsa per i nomadi in transito, il loro bestiame e una speranza di vita migliore per la comunità, con la possibilità di svincolarsi da quei lunghi viaggi in cerca di acqua e cibo e poter così stanziare nella propria terra. Questo progetto sta avendo un impatto positivo sulla comunità tuareg locale, contribuendo alla lotta contro la desertificazione, alla promozione di un’agricoltura sostenibile, al miglioramento delle condizioni di vita nella regione e al radicamento della comunità anche grazie alla costruzione della scuola “Ecole des Etoile”.
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