Il rischio di essere operatore umanitario in zone di conflitto

Redazione BnD . 19/08/2024 . Tempo di lettura: 5 minuti

Ogni anno, il 19 agosto, la comunità globale si riunisce per commemorare la Giornata Mondiale dell’Aiuto Umanitario. Questa data è stata scelta per onorare i 22 operatori umanitari che hanno perso la vita durante l’attentato del 2003 contro l’Hotel Canal a Baghdad, Iraq, in cui perì anche Sergio Vieira de Mello, Rappresentante Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per l’Iraq. Nel 2008, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato ufficialmente il 19 agosto come Giornata Mondiale dell’Aiuto Umanitario. Ogni anno, un tema guida riunisce vari attori del mondo umanitario, al fine di promuovere la protezione e il benessere di coloro che sono colpiti da crisi umanitarie e garantire la sicurezza degli operatori che lavorano sul campo.
Durante i primi sei mesi del 2024, i bisogni umanitari globali sono cresciuti a dismisura, come rilevato dall’ONU. Nuove emergenze sono scoppiate in diverse regioni, aumentando le necessità finanziarie da 46,4 miliardi di dollari a gennaio 2024 a 48,7 miliardi a luglio 2024. I conflitti e la violenza hanno causato nuovi spostamenti di popolazioni e intensificato le sofferenze in paesi come la Repubblica Democratica del Congo (RDC), Haiti, il Territorio Palestinese Occupato (TPO), il Myanmar e il Sudan. Inoltre, disastri naturali come alluvioni, cicloni e siccità hanno distrutto vite e mezzi di sostentamento in molte parti del mondo. Nuovi piani di emergenza sono stati lanciati in paesi come Bangladesh, Burundi, Zambia e Zimbabwe, mentre il Global Humanitarian Overview (GHO) si concentra ora sull’aiutare 188 milioni di persone in 72 paesi attraverso 41 interventi coordinati. Tuttavia, nonostante la crescente urgenza e le difficili scelte fatte dagli operatori umanitari su chi includere negli appelli del 2024, i finanziamenti sono gravemente insufficienti. Questa mancanza di fondi è particolarmente grave in nove delle crisi umanitarie più trascurate, tra cui Burkina Faso, Camerun, Ciad, RDC, Haiti, Honduras, Mali, Myanmar e Sudan. Tra il 2019 e il 2023, queste crisi hanno ricevuto in media il 15% in meno di finanziamenti rispetto ad altri piani di risposta umanitaria, con conseguenze dirette sulle persone bisognose: solo il 16% di loro ha ricevuto assistenza rispetto alle altre emergenze. Oltre alla scarsità di risorse economiche, le operazioni umanitarie nei primi sei mesi del 2024 sono state gravemente compromesse da conflitti violenti, attacchi contro operatori e infrastrutture essenziali, e barriere all’accesso delle zone più colpite.

Operatori umanitari sotto attacco
In territori come il Sudan, il Myanmar e il Territorio Palestinese Occupato, i primi sei mesi del 2024 sono stati segnati da sfide senza precedenti.
Le strutture sanitarie, educative e i servizi di approvvigionamento idrico e igiene sono state bersagli di attacchi, privando milioni di persone di assistenza critica. Oltre a ciò, gli operatori umanitari sono stati uccisi, feriti o detenuti durante il loro lavoro. Nella Repubblica Democratica del Congo, negli ultimi mesi, numerosi operatori umanitari sono stati vittime di attacchi mortali. Bruno Lemarquis, Coordinatore Umanitario in RDC, ha lanciato un appello urgente per una maggiore attenzione verso gli operatori sul campo. “Le persone in Congo sono stanche della guerra e desiderano la pace. Gli sfollati vogliono tornare a casa e riprendere una vita normale, lavorando la terra. I bambini vogliono tornare a scuola”, ha dichiarato Lemarquis. Lemarquis ha descritto la grave situazione umanitaria, specialmente nell’est della RDC, dove le violenze contro civili e operatori umanitari sono aumentate drasticamente. Ha citato come esempio sei operatori uccisi e 11 rapiti tra gennaio e giugno di quest’anno, ricordando che oltre 200 incidenti hanno colpito direttamente il personale umanitario. “Non possiamo dimenticare i nostri due colleghi uccisi il 30 giugno durante un attacco a un convoglio umanitario da parte di giovani armati a Butembo”, ha aggiunto. Lemarquis ha sottolineato che in nessun caso gli operatori umanitari dovrebbero essere presi di mira, esprimendo disappunto per la mancanza di una “reazione collettiva di indignazione” di fronte alla drammatica situazione nell’est del paese. “L’assenza di un’indignazione collettiva, questa tolleranza verso la violenza sistematica che distrugge vite innocenti, mette in discussione la nostra umanità e la nostra capacità di prevenire e agire contro tale brutalità”, ha concluso.

Protezione degli operatori umanitari
Nel 2024, gli sforzi legati alla Giornata Mondiale dell’Aiuto Umanitario si concentrano sulla “banalizzazione degli attacchi contro i civili e gli operatori umanitari, e sull’impunità nel contesto del diritto internazionale umanitario”. L’obiettivo è sensibilizzare l’opinione pubblica affinché si faccia pressione sui leader mondiali e sui gruppi armati per garantire la protezione dei civili e degli operatori nelle zone di conflitto.
Nel 2023, il numero di operatori umanitari uccisi è più che raddoppiato rispetto a due anni prima, passando da 118 nel 2022 a 261 nel 2023, secondo i dati dell’OCHA. L’agenzia ONU ha inoltre registrato 78 rapimenti e 196 ferimenti di operatori in tutto il mondo. La maggior parte delle vittime erano operatori locali. I dati per il 2023 sulla sicurezza degli operatori umanitari indicano che il Sud Sudan è rimasto uno dei luoghi più pericolosi per gli operatori per diversi anni consecutivi. Hebdavi Kyeya, direttore regionale della ONG britannica Tearfund, che ha perso due operatori in un attacco nell’est della RDC, ha sottolineato come il diritto internazionale umanitario non venga rispettato dalle parti in conflitto nella regione. “Gli operatori umanitari sono lì per aiutare le persone in difficoltà, e non dovrebbero mai diventare bersagli di queste atrocità”, ha detto Kyeya, ribadendo che il loro status neutrale e indipendente deve essere rispettato. Gli operatori umanitari, spesso costretti a seguire le persone colpite ovunque esse si trovino, continuano a svolgere la loro missione nonostante i pericoli. Per farlo, Kyeya chiede un maggiore rispetto per il diritto internazionale umanitario e una protezione più efficace degli operatori sul campo, sottolineando che “gli operatori umanitari hanno bisogno di vivere per poter salvare vite”.

Le immagini utilizzate per questo articolo sono state realizzate con FluxAI

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